Colombia magica, Giorno 68 – Crimine e cultura – La rinascita di Medellin

Call Now Button(+39) 392.98.39.584

Due facce della stessa med…ellin

20170916_171713Difficile capire a fondo un paese controverso come questo. La Colombia è oggi descritta attraverso stereotipi legati alla criminalità organizzata e al narcotraffico, in realtà i suoi tentativi di recupero le hanno conferito un’aria nuova e più fresca, ed oggi concorre per essere un paese di grande valore culturale e di grande interesse turistico.
Una cosa è certa, la Colombia che porterò con me non è quella di Pablo Escobar, personaggio nel vento di recupero degli ignoranti, nè quella delle stragi e delle organizzazioni paramilitari. Il paese merita di essere menzionato per Botero, Leo Màtiz o Gabriel Garcia Marquez, ed essere visitato per il mare delle isole, per la cordigliera e per la biodiversità che si incontra tra selva e deserto. Ed infine, ma non per ultimo, per tutta la colombianità, dalla cultura del ballo e dell’aguardiente, alla pazienza, la gentilezza e l’onestà di molte persone.
 ♤

Medellin

 
MedellinNella rotta di molti viajeros Medellin è una tappa fondamentale, tanto per la proverbiale vita notturna che il paese racconta, quanto per visitare uno spaccato di storia colombiana degli ultimi decenni. Non farei il tour di Escobar neanche gratis, nè alcuna attività che porti a conoscere le sue ville e le sue roccaforti. Che dire, il gringo che indossa magliette, acquista merchandising o escursioni legate alla celebrazione della malavita non fa testo, in quanto, poveretto, è un minorato sceso dagli Stati Uniti con più merda in testa che capelli. Ma l’interesse nella ricerca, per conto proprio e senza alcuna esaltazione dell’orrore, è fisiologica. Ecco che quindi Medellin può mostrarsi con due facce di una stessa medaglia, quella legata ad un passato oscuro e sanguinoso e quella di una città che non ha nessuna voglia di mostrarlo, mettendo in luce invece quartieri recuperati, accademie d’arte, teatri all’avanguardia, modernità ed infrastrutture competitive, una metropolitana efficiente, zone verdi in tutta la città e soprattutto il culto del divertimento, che richiama sia il turismo locale che quello straniero.
 ♤

Poblado, Patio Bonito e parque Lleras

 
Siamo nel verde. El Poblado è un quartiere pulito e curato, immerso in una vegetazione dai caratteri sia tropicali che continentali. Alberi, radici giganti e piante parassite tipiche della selva, si mescolano stranamente a conifere e sempreverdi, creando un paesaggio particolare ed atipico. Nel parchetto vicino casa un’insegna dice: “Qui ci sono molte vite”, riferendosi certamente alla varietà di uccelli che abitano la zona, e probabilmente al meraviglioso giardino botanico. Io abito lì vicino, nella zona chiamata Patio Bonito, immersa nel silenzio di un quartiere residenziale e a quidici minuti a piedi da una delle movide più celebri del paese, quella del parque Lleras. Quest’ultimo sembra la zona rossa di Bangkok, locali uno dietro l’altro, volumi improponibili e un certo numero di mignotte sui gringos, più o meno come le mosche sulla merda. A parte tutto il luogo è insolito e presta a bagordi e sane risate, in compagnia di gente locale ma anche di molti stranieri. Passarvi una sola sera è forse poco, due sere consecutive diventano invece troppe, ed ecco che allora si sconfina un po’, alla ricerca di luoghi più adatti a incontrare persone e a chiacchierare senza urlare. Finchè non albeggia la notte è giovane, e a dieci minuti di taxi dal parque Lleras, dove durante la settimana tutto chiude per le due, si trova il complesso di Palmahia & company, altro luogo di zoccole e musica spaccatimpani, dove la festa continua fino alle 7. Inutile dire che l’intenzione è sempre quella di evitarlo per via del bordello, della ressa e del volume, ma per l’ultima birra si sopporta quasi tutto.

Comuna 13, tra massacri e rinascita

 
20170922_190826Gli ultimi giorni colombiani li passo con un simpatico compagno italiano, Marco, incontrato un mesetto prima sulla Isla Grande, nei pressi di Cartagena. Allora vi era ancora Magali, dolcissima metà e compagna di tanti viaggi, che per lavoro è tornata a Milano. Con lungimiranza io e Marco ci scambiamo i contatti, e rimasti soli entrambi, dopo tappe differenti, ci reincontriamo a Medellin. È con lui che ho passeggiato in lungo e in largo per la città, e con cui ho visitato la Comuna 13, uno dei sedici comuni della città. 20170916_162802Questa zona è a sua volta suddivisa in 21 barrios, che in passato furono teatro di crimini e stragi violentissime legate al narcotraffico. Da sempre conosciuta come una delle zone più pericolose del paese, oggi mostra una dignità sorprendente e un vestito nuovo che sfoggia orgogliosamente per le nuove generazioni. Il barrio che abbiamo visitato è quello di San Javier, emblema di un recupero straordinario. 20170922_192121Vero, c’è polizia ogni cento metri, perchè del fuoco che bruciava anni fa, vi è rimasta della brace da tenere sotto controllo, ma tutto pare tranquillo e non vi è motivo di preoccuparsi. Il barrio è in alto e vi si arriva con diverse rampe di scale mobili. La prima impressione è quella di un luogo pacifico: diversi bambini giocano in strada, i più piccoli utilizzano uno scivolo che sembra sdradicato da un parco acquatico e qualcuno scende sulle curve della passeggiata panoramica domando un carretto recuperato chissà dove. La gente passeggia, i cani buttano un occhio alla situazione e di tanto in tanto seguono senza impegno un padrone occasionale. 20170922_194336Il percorso è affascinante: casette senza intonaco sono dipinte ognuna di un colore, conferendo al quartiere un tono gioviale, e decine di graffiti ben curati dominano il persorso principale. Diversi giovani si esprimono con la cultura Hip Hop tra murales ed espressioni tipiche della cultura di strada. Incrociamo un writer stanco vicino alla sua opera d’arte, sembra stanco. Sul calar del tramonto Marco mi racconta ciò che ha letto della zona e in effetti la discrepanza tra gli episodi di violenza e quella pace (forse apparente) non quaglia. In effetti, più tardi, cercherò di approfondire il discorso e mi capiterà un articolo che parla della comuna 13 più o meno così: “Il luogo più violento di quella che è stata la città più violenta del mondo, dove si continua a morire di soprusi e di indigenza e dove la pace è ancora lontana”.  
20170916_171334Eppure sembrano tutti a posto. Io gioco qualche minuto con un simpaticissimo bull terrier che da un terrazzino sembra voglia atterrarmi in braccio, evito quindi di eccitarlo ulteriormente prima che si butti. Il padrone è un muratore dall’accento incomprensibile… non capisco un accidenti.
20170916_164248La vista è meravigliosa perchè tutto ciò dà sull’intero comune e su altre zone della città: case di mattone con tetto in lamiera si estendono per centinaia di metri verso valle e si proiettano verso altre colline.
Cala la sera e decidiamo di lasciare la Comuna 13. Nonostante l’impressione è quella di essere completamente al sicuro, non si sa mai, meglio tornare verso casa.
 ♤

La casa della cultura e il Teatro Metropolitano

 
20170922_193112Nella zona di Sabaneta, alle porte del comune di Medellin, sorge un complesso accademico, proprio nel mezzo di una vegetazione tropicale, tra alberi secolari e bambu enormi. La casa ospita giovani musicisti, pittori ed artisti di diverso genere che provano, dipingono e studiano tra le aule e il giardino all’aperto. Giungo nella casa della cultura per raccogliere informazioni sul circuito teatrale colombiano e scopro che Medellin sembra una città molto attiva dal punto di vista artistico e che tra l’altro, a breve, ospiterà Paul McCartney. Mi confermano inoltre che maghi e illusionisti non se ne vedono, che la gente è abituata all’opera e ai concerti e che le novità sono sempre benvenute. Faccio due chiacchiere col segretario di una certa Liliana Arboleda, assessore alla cultura di Medellin. Gli mostro un video e mi parla inizialmente un piccolo teatro di 400 posti ma con alcuni problemi di impiantistica. Rifiuto gentilmente, non sono lì per proporre una serata, ma valutare a tempo perso cosa offre la città dal punto di vista delle arti visuali e capire se eventualnente, un giorno, portare la magia in Colombia, attraverso vie ufficiali. Puro fantasticare. Chiedo quindi ulteriori informazioni e il ragazzo mi da un po’ di dritte sui teatri migliori della città. Mi congedo e parto per il primo indirizzo, ma faccio in tempo a visitare solo quello per via della distanza e di un acquazzone inaspettato. Arrivo quindi al Teatro Metropolitano, nel quartiere di Alpujarra, un bestione di 1600 posti a sedere, e parlo con la responsabile della programmazione teatrale che mi accoglie con estrema gentilezza. La mia è pura curiosità, ma ottengo comunque il suo contatto con una richiesta di materiale da visionare. L’idea che il teatro Metropitano sia coivolto in un tour magico piace a entrambi, ma tutto ciò è puro ciarlare durante una giornata di pioggia, ed infondo io sono contento così.
 
 
 ♤

Orfanotrofio Corporacíon Casa di Maria y el niño

 
20170922_193402La visita all’orfanotrofio è un obiettivo della tappa di Medellin, ma fin da subito non sembra facile. Provo ad entrarvi due giorni prima di lasciare la città ma non c’è verso. Dico che ho dei regali per i piccoli ma nulla di fatto, per ragioni di sicurezza o responsabilità non mi lasciano entrare. I bambini mi guardano da dietro le sbarre e questo mi fa un certo effetto nonostante sia solo un cancello. Sono incuriositi e con la testa fanno capolino tra i ferri mentre le gambe sono completamente fuori. Se potessero si avvicinerebbero, ma non possono e io non posso avvicinarmi a loro.
Saluto educatamente e aspetto due giorni. Quindi mi ripresento prima di partire per Bogotà, proprio nel momento in cui i bambini sono fuori in cortile. È un momento di ricreazione all’aperto e forse il migliore per incontrarli da più vicino. Entro quindi dal cancello elettrico dopo aver citofonato, tiro fuori i palloncini, parlo con una signora diversa e il gioco è fatto. Oggi butta bene. Unica condizione: niente foto. Ci mancherebbe, mi dispiacerà non avere un ricordo ma infondo poco importa.
I bimbi sono scatenati, uno di loro potrà avere 3 anni e si arrampica su un canestro da basket di altezza regolamentare. Scavalca il quadrante ed è quasi nel cesto lasciandomi a bocca aperta. Marco è con me e neanche lui crede ai suoi occhi. Un’educatrice gli chiede di scendere con tutta calma, la verità è che non sembra molto preoccupata. Ad ogni modo il ranocchietto non ne vuole sapere e dopo dieci minuti i bambini sul canestro sono due.
La struttura pare molto bella, ma i piccoli puzzano un po’ di pipi. Sembra vi sia scarsa igiene rispetto ai posti visitati in passato. Vorrei tanto fare qualche magia, un paio di giochi di prestigio, ma il tempo a mia disposizione è poco. Devo prendere un aereo e sono qui solo perchè ho la testa dura. In realtà dovrei organizzare il mio viaggio con tutta calma e non ultimo prenotare un hotel per il mio arrivo a Bogotà, per tanto regalo ai bimbi sono le sculture coi palloncini e saluto. Che dire…piutost che nient l’è mei piutost.
 
 

 

 

NEL CASO VI FOSTE PERSI I GIORNI PRECEDENTI:

20170914_230308

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Apri la chat
Chatta con me
Ciao 👋
Vorrei maggiori informazioni