Obbligato dai medici ad una convalescienza tranquilla e sotto una certa altitudine, purtroppo non è stato possibile proseguire nè in Perù, nè col progetto di raggiugere gli altipiani boliviani. Dopo Cuzco e la permanenza nella clinica di Lima le possibilità di viaggio si sono ridotte. Nessuno sforzo eccessivo concesso. Improponibile quindi tornare in Amazzonia e varcare le porte della selva da Iquito. Le Ande che tanto mi hanno emozionato tra luglio e agosto mi sono state invece vietate da un report medico che mi vuole sotto i 1500 metri. Sono state escluse quindi Uyuni, Machu Picchu, tutte le meraviglie andine che rimanevano da programna e una fetta enorme di America latina immediatamente disponibile con bus e voli. Tornare in Ecuador avrebbe voluto dire fermarsi sulle coste sempre per via dell’altitudine, ma il poco mare che abbiamo visto da quelle parti non ci ha dato voglia di approfondire.
Quindi in sostanza è stato meglio tornare in Colombia, che offre punti di interesse ad altitudini minori o a livello del mare.
E quindi eccoci, siamo appena tornati dalle Isole del Rosario, due giorni di piogge tropicali, temporali notturni violentissimi, qualche contatto coi nativi e un pomeriggio di magia coi bambini (per lo “show” è perfino arrivato un pappagallo amazzone, planato per il numero e congedatosi giusto alla fine, vedi ultima foto).
Per ora il campo base è Cartagena, che gringo e deficentoni a parte (ci si poteva aspettare comunque peggio), è un luogo molto piacevole. Purtroppo Magali volerà a Milano per lavoro il 3 settembre. Il rientro per Bogotà è infatti previsto per domani. Io l’accompagnerò in città, ma ancora non so se spostarmi successivamente nella zona cafetera, sul pacifico, rimanere sul mare dei caraibi o volare chissà dove. Da Bogotà mi dovrò comunque allontanare per via dell’altitudine, non eccessiva ma decisamente sopra il limite raccomandato.