Joseph Velle, il mago ungherese che a Milano prese per i fondelli Herrmann

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Per quanto poco ci siano giunte informazioni, la vita di Joseph Velle, artista errante, è degna di essere raccontata assieme alle biografie più affascinanti dei prestigiatori ottocenteschi. Tra i grandi nomi che rappresentarono il XIX secolo, da Robert-Houdin ai celebri illusionisti della Golden Age, non fu un prestigiatore particolarmente significativo, ma le poche note biografiche che ci giungono di Joseph Velle, fanno intravvedere un uomo acuto e determinato, e una persona che allora lasciò un segno indelebile nella gente. Si dice infatti che fu un filantropo, che spese molto spesso ingenti cifre di denaro per opere caritatevoli, che fu una persona speciale e dalle grandi attitudini. Velle arrivò infatti a parlare fluentemente ben undici lingue, dando prova di essere una vera mosca bianca

Il piccolo Joseph diventò adulto a dodici anni, quando a causa della morte di entrambi i genitori, dovette pensare al sostentamento di fratelli e sorelle. Facendo di necessità virtù, cominciò a girare le campagne per proporre i giochi di prestigio che conosceva, raccogliendo un inaspettato successo nei paesi limitrofi. Il suo intratteninento veniva quindi ripagato in generi alimentari che in parte consumava e in parte vendeva, riuscendo quindi a creare una microeconomia famigliare che gli permise di crescere tutti i fratelli.
Joseph Velle, figlio di un mercante rumeno, nacque a Budapest nel 1837, e fin da bambino mostrò un grande interesse verso la magia, probabilmente grazie al padre, a sua volta un appassionato. A diciassette anni incontrò Bartolomeo Bosco, il più grande prestigiatore del secolo, che lo incoraggiò ad intraprendere la carriera magica e a viaggiare. Joseph divenne quindi il “Professor Velle”, ma di lì a poco avrebbe cominciato il servizio militare.
Joseph VelleUn aneddoto racconta che il Maggiore, vedendolo vestito in abiti da spettacolo, lo esortò ad intrattenere lui e i soldati. Joseph gli chiese quindi qualche moneta in prestito e il maggiore tirò fuori dodici talleri che gli posò in mano. Fu lì che le monete sparirono nel nulla lasciando di stucco il superiore.
Il maggiore gli regalò quindi il denaro e lo spettacolo ebbe inizio.Dopo il servizio militare, cominciò a viaggiare, approdando in Russia, Inghilterra, Germania, Italia (soprattutto a Parma) e Francia, mostrando al pubblico freschezza e grinta, grande destrezza ed un utilizzo contenuto di apparati. Velle era conosciuto per indossare una giacca di velluto nero durante i suoi numeri, invece delle code formali tradizionali, per mostrare al pubblico che nulla nascondeva.
Nel 1867, incontrò il noto illusionista Compars Hermann nella città di Milano e temendo, probabilmente, il paragone con l’artista tedesco, cominciò a burlarsi di lui. In primis lo face riproponendo con puntualità i numeri del famoso mago, ogni giorno dopo il suo show, e non contento pubblicando sui giornali la parodia dei trucchi di Herrmann, ottenendo grande visibilità. Herrmann ovviamente andò su tutte le furie, ma i due erano destinati a diventare amici. Un giorno infatti capirono di non poter fare a meno l’uno dell’altro, quel genere di pubblicità probabilmente, rendeva ad entrambi. Unirono quindi le forze e cominciarono ad esibirsi insieme, dividendo costi e utili, e guadagnando 15.000 lire a testa per sera, ben più di quanto ottenevano da soli. Non c’era ovviamente dubbio che Hermann fosse tecnicamente meglio di Velle, tuttavia la presenza ironica e divertente del mago ungherese, diede alla coppia una marcia in più.

Joseph VelleTra i suoi numeri più celebri di Velle si ricorda la presetazione della donna a tre teste, che mise in scena al Teatre Robert-Houdin nel 1874. Si esibì inoltre al Cirque d’Hiver, al Cirque d’Eté, alle Folies Bergère e all’Eden-Théâtre dove fece sparire un cavallo nel 1887. Fu inoltre un precursore della “magie-bouffe”

annunciando il 18 novembre 1874 “Le Tour du Monde en 80 secondes” prima opera di un nuovo genere, una buffoneria magica “En quarante tableaux mécaniques”, unendo teatro e magia.
Joseph ebbe un figlio, Gaston Balthazar Velle (1868 – Parigi, 1953), che come il padre si dedicò alla prestigiazione, arte che tuttavia abbandonò per la cinematografia, pallino di molti illusionisti dell’epoca. Gaston lavorò per Louis e Auguste Lumière, per Pathè e per Cines. Fu regista di oltre 80 pellicole del cinema muto tra cui “Le petit Prestidigitateur”.
Joseph Velle morì nel 1887 in Italia e fu seppellito a Perugia.

Fonti e approfondimenti:
– Jean-Marc Larrue, Les archives de la mise en scène. Hypermédialités du théâtre, Presses Universitaires du Septentrion, 2014.
– Matthew Solomon, Disappearing Tricks: Silent Film, Houdini, and the New Magic of the Twentieth Century, Univ of Illinois Pr, 2010

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