VAUCANSON E L’INSOLITO DESTINO DEI SUOI AUTOMI

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Quando pensai alla realizzazione del blog immaginai di poter unire i miei articoli agli scritti di storici, curiosi ed appassionati della cultura magica, pensando a un enorme puzzle nel quale ogni pezzo rappresenta una piccolo aneddoto, una biografia, una epistola. Con grande piacere aggiungo quindi nella sezione Ospiti, l’articolo di un grande professionista italiano e amante della magia. Gabriele Gentile. Buona lettura.
Leonardo Carrassi

Quello dell’Automa è un mito antichissimo e straordinariamente moderno nel contempo. Penso, tuttavia, che esista una figura di pari interesse. Una figura controversa, misteriosa e altrettanto affascinante: quella dell’automatista. Purtroppo la ricerca scientifica si è interessata poco a questi antesignani della ricerca cibernetica, ma c’è stato un periodo in cui il loro operato incantava le platee di mezzo mondo. Ma procediamo con ordine. Nel XVIII secolo la Prestigiazione rinasce e riacquista la sua importanza. Il Settecento è il Secolo dei Lumi, un vero periodo d’oro dopo l’oscurità del Medioevo e si interessano alla Magia persone colte e nobili frequentatori degli eleganti salotti dell’epoca. In molti provano piacere a stupire i presenti con eleganti prodigi tra scienza e abilità, i cosidetti Divertimenti Scientifici, e i professionisti dell’epoca sono stimati e acclamati da tutti. Questo secolo glorioso ed il successivo vedono protagonisti assoluti prestigiatori incantatori di platee come Giuseppe Pinetti, Guglielmo Pittacchio, Giovanni Battista Belzoni, Macaluso, Giuseppe Castelli, Meyer, Falconi, Torrini, Giuseppe Balsamo “Conte di Cagliostro”e uno dei prestigiatori italiani piu’importanti di tutti i tempi: il torinese Bartolomeo Bosco. Con lui la figura piu’ di spicco dell’ Ottocento è senza dubbio Robert-Houdin, ma molti altri artisti trovarono fortuna e successo. Nomi come Doebler, i fratelli Davenport, John Nevil Maskeline, gli Heerrmann, Alexander Heimburger, Samuel Bellachini, Carl Hertz, Ben-Ali-Bey, Lafayette, Kellar, Thurston, Tampa, Chung Ling Soo, De Kolta, Blitz, Anderson e gli italiani Frizzo, Grassi, Patrizio, Girardo e Watry, Folletto, Benevolo sono passati alla storia.
Tuttavia il fenomeno degli “automi” desta curiosità, scalpore e non poche polemiche. L’illusione di una vita artificiale, apparentemente capace di pensare, crea ai suoi costruttori qualche problema… Uno dei piu’ geniali costruttori di automi del settecento è il francese Jacques Vaucanson, colui che riusci’ a costruire alcune tra le piu’ sorprendenti creature meccaniche: l’anitra, il flautista e il tamburino. Vaucanson, figlio di un guantaio, nasce nel 1709 e dimostra di avere grande attitudine sin da bambino costruiendo da solo un orologio. Nel 1731 costruisce il suo primo automa e mette a disposizione il suo genio per la ricerca medica che, all’epoca, credeva che la maggior parte delle malattie dipendesse dall’irregolare circolazione sanguigna. Il fatto crea non poco scompiglio nell’ambiente della medicina e il nostro automatista decide di prendere nuove direzioni che lo porteranno a diventare uno degli uomini “protetti” dal Generale La Poupeliniere, colui che annoverava nel suo seguito personaggi come Voltaire, Grimm, Van Loo, La Tour, il musicista Rameau e molti altri. Grazie a queste frequentazioni Vaucanson diviene un’astuto manager di se stesso e nel 1736 crea la sua prima società con il suo affittuario: Jean Marguin. L’uomo, interessato dalle stranezze meccaniche del suo inquilino, diviene il suo finanziatore e la strana società inizia cosi’ una serie incredibile di tour dimostrativi. Nel 1737 il Flautista viene terminato ed il prezzo del biglietto viene fissato alla cifra folle di tre lire. Il pubblico rimane incantato nel vedere una macchina modulare i suoni, soffiare nello strumento e creare melodie sempre diverse… un vero gioiello di meccanica: Vaucanson aveva creato una nuova vita! Qualche tempo dopo vengono alla luce il Tamburino e la mirabile Anitra meccanica che riproduceva anche tutto il processo di digestione come quello reale! Il trucco era alquanto geniale e l’abile costruttore riusciva, in ogni occasione, a non rivelare alcun dettaglio circa il misterioso processo di digestione dell’automa… Un bluff che duro’ per piu’ di un secolo! Ci provo’ uno scrittore tedesco appassionato di automi, Christophe-Frèderic Nicolai, definendo l’attività una “truffa” e rivelando la presenza di un canale che portava il cibo appena ingoiato in un contenitore nascosto. Il pubblico veniva distratto dai movimenti dell'”animale” che si nutriva con foga e si muoveva rumorosamente. Piu’ di un secolo dopo Robert Houdin viene chiamato per aggiustare l’anatra e il grande illusionista commenta in modo sarcastico il trucco nascosto, pur continuando ad ammirare il maestro Vaucanson. Nel 1742 Vaucanson decide di vendere i suoi tre gioielli a tre commercianti che li esporranno in Inghilterra per anni. Per 24 soldi era possibile visionare anche la parte interna. Nel 1755 vengono depositati in un magazzino a Norimberga e qui vi rimangono per 28 lunghi e tristissimi anni finchè Nicolai, colui che ne aveva rivelato il funzionamento, li scopre e nel 1784 vengono acquistati dal collezionista Godefroy-Christian Beireis che, dopo l’entusiasmo iniziale, li trascura lasciandoli in un ambiente umido e insano. Il Governo francese e anche Napoleone cercano piu’ volte di acquistarli ma Beireis rifiuta sempre. Alla sua morte, nel 1809, vengono vendute al governo tedesco: sia gli eredi di Bereis, sia il Governo francese continuano a credere che l’apparato digerente dell’anatra celi qualcosa di misterioso… Gli automi finiscono a Berlino e, nell’attesa di essere restaurati, il flautista e il tamburino spariscono misteriosamente. Negli anni si avranno tracce di alcune parti del meccanismo del flautista nascoste in una cassa tanto misteriosa quanto introvabile… il solo flauto viene avvistato nel 1884… La loro storia è destinata a finire cosi’, con un po’ di amaro e di tristezza. E la speranza, magari un giorno, di ritrovare in qualche deposito sperduto o in qualche collezione “poco autorizzata” ereditata da chissà chi un flautista incompleto e un tamburino integro. Ma questa è un’altra favola, di cui magari vi parlero’ un’altra volta… Trent’anni dopo l’Anitra viene acquistata da due impresari e, dopo nove mesi di studi, il tecnico Rechsteiner inizia il suo restauro. Dopo 4 anni (in cui Rechsteiner realizza anche un suo modello esclusivo e diverso) di restauri e dopo oltre un secolo dalla sua creazione l’anitra di Vaucanson conosce nuovi momenti di gloria: dalla scala di Milano a Parigi, dove Houdin si impegna alla riparazione di un’ala rotta. Ma il nuovo automa a forma di anitra costruito da Rechsteiner inizia a fare successo e quello originale viene acquistato dal collezionista Bontemps i cui eredi ne conserveranno, in seguito, solo un pezzettino tratto dal rivestimento. L’anitra sparisce cosi’ per sempre, misteriosamente. Alcuni ne confermano la fine avvenuta in un incendio a Nijni-Novgorod, altri a Pietroburgo. Di lei ci rimane solamente una fotografia dove appare in pessimo stato, senza rivestimento e simile ad uno scheletro. A me piace pensare che forse un giorno la ritroveremo, scovandola in qualche soffitta o solaio… non sarebbe la prima volta e forse la figura di quel bizzarro automatista di nome Vaucanson tornerebbe a splendere ancora per un po’. L’automatista. L’ideatore di quelli che, ancora oggi, la ricerca scientifica purtroppo classifica come “curiosi giocattoli intelligenti”… Non un prestigiatore comune quindi, bensi’ un sorprendente e insolito anticipatore che ha saputo precorrere i tempi.. forse nella inconscia e segreta speranza di sfuggire lui stesso alla morte.

vaucanson

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