Autore: Leonardo Carrassi *
Parlare di Theodor Annemann non è facile, padre indiscusso del mentalismo del XX secolo, uomo di molte contraddizioni, artista maledetto, geniale e sregolato. Alexander Adrion lo descrive come un performer mediocre nonostante le sue idee e le sue invenzioni siano tutt’oggi una miniera di conoscienza per tutti i mentalisti. Si dice che soffrisse di febbri croniche da palcoscenico, avesse una vita sentimentale difficile e relazioni familiari complicate. Trovó presto rifugio nell’alcol e questo non gli giovó nè fisicamente nè mentalmente. Nonostante tutto la sua notorietá crebbe esponenzialmente tra gli anni 30 e gli anni 40, dopo i quali grandi problemi di salute cominciarono a prendere parte della sua vita, cosí come gravi crisi depressive.
Nato il 22 febbraio 1907 ad East Waverly (NY) inizió a interessarsi di magia a 15 anni. Inizialmente si specializzó in cartomagia, ma l’interesse per il mentalismo crebbe esponenzialmente fino a diventare parte integrante della sua vita. Adrion riporta che da giovane fece parte di uno spettacolo itinerante dal titolo “The Enigma“, passando poi a performance a stretto contatto col pubblico, esibendosi per club, incontri privati e ricevimenti. Non aveva la stoffa dello showman ma questo non gli impedí d’essere sulla bocca di tutti, e diventare il celebre mentalista di cui ancora oggi si parla, stella del firmamento nel cielo dei grandi maghi del 900. Purtroppo non fu capace di combattere il demone della depressione, e mancó forse l’appuntamento piú importante della carriera ponendo fine anche alle sue sofferenze.Tutti i quotidiani di New York stavano annunciando con settimane di anticipo il nuovo spettacolo di Annemann nel roofgarden del Chanin-Building a Manhattan, il 27 gennaio 1942. I biglietti erano da tempo esauriti ma lo show non ebbe mai luogo. La notte del 12 gennaio, due settimane prima del debutto, a 35 anni Ted Annemann aprí il gas nel suo appartamento togliendosi la vita. Lo trovarono solo l’indomani ormai deceduto. Molti amici e colleghi ricevettero quel giorno una cartolina anonima. Vi era scritto: “leggi gli annunci mortuari sul New York Times”