Che faccia parte o meno del mondo magico, o solo in senso lato, il teatro delle ombre cinesi è un’arte ricca di fascino che da sempre ha entusiasmato anche i prestigiatori. Si pensi all’italiano Frizzo nella seconda metá dell’800, al francese Felicien Trewey, mago e pioniere del cinematografo in inghilterra, Luis Nikola, Okito e a molti illusionisti dei primi 900. Altri prestigiatori come Fu Manchu e molti maghi della prima metá del secolo non disdegnavano inserire nel loro repertorio animali e personaggi creati con una lampada e due mani. Oggi Arturo Brachetti, illusionista, attore e trasformista di successo continua a giocare con le ombre cinesi, riscuotendo ancora molti applausi.
Il teatro delle ombre è una forma di espressione artistica molto antica che fonda le sue origini nella notte dei tempi. Nasce e si sviluppa come forma d’arte itinerante, in piccoli teatrini mobili molto simili a quelli che oggi vediamo ancora per le marionette. Una leggenda narra della disperazione dell’imperatore cinese Wudi (140-85 a.C.) causata della morte della sua compagna Li Furen. Per consolare il sovrano fecero scolpire una statua di legno dai tratti simili alla donna e in seguito ne proiettarono l’ombra su una tela.
L’arte delle ombre nasce plausibilmente nell’antica Cina per diffondersi in seguito in tutto il mondo. Tra il XXVII e il XVIII secolo non mancarono inoltre gli artisti di strada che sfoderavano quest’arte sul Pont-Neuf di parigi, assieme ai maghi, agli imbonitori, e ai ciarlatani che hanno contribuito a scrivere la storia della magia. Forse per questo le ombre cinesi si trovano oggi in molti libri di prestigiazione. In fondo il rapporto di parentela tra l’arte magica e il teatro delle ombre è innegabile. Le figure proiettate sul muro e le loro storie non creano in fondo un illusione? Le ombre cinesi vedono purtroppo il loro periodo di decadenza con la nascita del cinema, come del resto molte delle arti visuali. Di seguito propongo due pagine del Prestigiatore Moderno, rivista magica di fine 800 della mia collezione privata. Il numero precedente a tale rivista riporta una piccola introduzione ai movimenti basilari, tuttavia per questioni di volume ho scelto allegare solo queste immagini. Per chi volesse approfondire ulteriormente l’argomento può provare a cercare i volumi di Fernando Riccardi (scritti in lingua italiana) “Ombre Cinesi”, non facili da reperire. Con più chance troverete riedizioni dei testi di Henry Bursil, booklet dai titoli Hand Shadow e More Hand Shadow, Fun with Hand Shadow.
Un interessante libercolino comprendente cartoncini da integrare come accessori alle ombre si intitola Zergio y sus Sombras Chinescas, sempre di non facile reperibilità. Tanto raro quanto interessante è un booklet intitolato the Complete Art of Shadowgraphy dell’illusionista Louis Nikola. Degni di citazione anche The Little Book Of Hand Shadow di Phila H.Webb e Jane Corby, A Wonderfull World of Hand Shadow di Raymond Crowe, The art of Hand Shadow di Albert Almoznino. In italiano si possono trovare piú facilmente L’arte delle Ombre Cinesi di Sophie Collins, Le Ombre Cinesi di Arturo Brachetti, e le ombre magiche, un dvd workshop di 5 ore di Mario Raso.
Mi ha sempre affascinato il mondo delle Ombre cinesi, ma non ho mai trovato “il modo” di riuscire a produrle. Mi spiego meglio, la lampada o il proiettore che serve a produrre la giusta luce.
Grazie per l’articolo e per i “consigli per gli acquisti”, un abbraccio a presto,
Vincent
Già, anche a me. E chi conosce i segreti delle lampade non li dice. Ne parlavo anni fa con Diego Allegri…
Ciao Vincent
FORSE NON AVETE CHIESTO ALLE PERSONE GIUSTE…. 🙂
Le lampade, senza fare storie e cronistorie, devono avere la luce più polarizzata e puntiforme possibile. Oggi è tutto più facile. Basta prendere una torcia monoLED con una lente piano convessa davanti. La maggior parte di quelle di miglior qualità hanno uno zoom che permette anche di decidere l’inquadratura. Questo se lavori ad una distanza media.
A grande distanza e per ombre di grandissime dimensioni i proiettori video di ultima generazione sono formidabili. Con quelli puoi lavorare anche nelle condizioni di palco illuminato.
Una volta si usavano i diaproiettori con una modifica (Truzzi) O delle lampade alogene, anch’esse modificate.
Proprio ieri ho visto degli ottimi risultati (un balletto) con un vecchio riflettore al quale era stato tolta la lente e diaframmata l’apertura.
Per quello che riguarda le torce a led, le lenti piano convesse sono solitamente di plasticaccia e quindi creano un alone intorno al cerchio che disegnano. La semplice applicazione di una guarnizione di gomma che ne delimiti la parte centrale servirà ad ovviare a questo inconveniente.
Altrettanto alcune lenti fanno un lieve alone intorno all’ombra.
Le lampade vendute da Ikea, non sono a pile, ma hanno una lente di qualità…con un piccolo investimento di 10 euro e la sostituzione su una lampada più potente a batteria…..
Grazie, ottimo!