Charles Morrit e lo strano caso di “Billy the Fish”

Autore: Leonardo Carrassi*

Figlio di un anziano agricoltore e della sua giovane governante zingara, Charles Morritt nacque a Saxton, nei pressi di Tadcaster, Yorkshire nel 1860. Incantato fin da piccolo dai numeri dei fratelli Davenport, appassionato di trucchi con le carte e tecniche ipnotiche, divenne un illusionista, mentalista, ipnotizzatore e inventore di giochi magici. La sua vita travagliata fu riscoperta dal pronipote Norman Allen, un ingegnere elettronico in pensione incuriosito durante lo studio del proprio albero genealogico. Con l’aiuto dell’illusionista e storico Jim Steinmeyer, Norman ricostruì la storia del prozio Charles, uno dei più grandi e riconosciuti prestigiatori del Regno Unito. Morrit, prestigiatore alto e magro, con un naso pronunciato, capelli neri e lucidi baffi impomatati, viene oggi ricordato principalmente per aver ispirato Houdini nella celebre sparizione di un elefante.

Era il 1918 e una folla di oltre cinquemila persone attendeva che il grande Houdini eseguisse ció che era stata annunciata come la prodezza magica piú incredibile di sempre, la sparizione di Jennie, un gigante asiatico di quasi tre tonnelate e il numero divenne uno dei piú famosi esperimenti del mago ungherese.

Houdini, che aveva giá ampiamente conquistato un posto nella storia come “escapologo“, in realtá non era un grande esperto di meccanismi illusionistici e Morritt, sedotto dalla reputazione del grande mago nonchè bisognoso di denaro, gli spiegò il metodo, originariamente utilizzato per la scomparsa di Donkey, un asino. Per molti anni dopo la morte di Morritt, padre legittimo dell’invenzione, il segreto rimase nascosto e fuori dalla portata degli illusionisti dell’epoca.

Charles Morrit inizió seriamente la sua carriera a 18 anni quando si esibí in uno spettacolo di mentalismo e magia generale presso la Pubblic Hall di Selby (north Yorkshire); in seguito lavorò con Lillian, assistente che presentava come sorella, ma che in realtá fu la compagna con cui rimase per circa vent’anni. Insieme si esibirono in esperimenti di lettura del pensiero con l’ausilio di una comunicazione in codice, sistema decifrato solo dopo la sua morte. Non si esclude inoltre che fu il primo mentalista a portare in scena una lettura a distanza tra mago e assistente. Morrit fu inoltre il piú autorevole utilizzatore di specchi della storia magica, specializzato nella scomparsa di assistenti, membri del pubblico e notorietà in sala.

La vita del mago è conosciuta anche per un curioso episodio avvenuto durante l’epilogo della sua carriera, momento in cui ebbe diverse battute d’arresto tra crisi lavorativa e alcolismo. Lunedí 17 ottobre 1927, durante la serata di apertura nella Halifax’s Victoria Hall, luogo in cui fu chiamato ad esibirsi per una settimana, Morrit chiamó un uomo sul palco, tale William Ingham, un venditore ambulante  conosciuto col nome di “Billy the Fish”. Il mago annunció che avrebbe ipnotizzato Billy per quattro giorni durante i quali si sarebbe trovato all’interno di una bara posta in un locale sotto il palco, libero di essere controllato da coloro i quali avessero voluto verificarne lo stato. Dopo aver ipnotizzato l’uomo il mago gli passó uno spillone attraverso le guance per dimostrare che non vi fosse più alcun segnale di coscienza e nei giorni successivi diversi membri del pubblico ebbero in effetti modo di vedere Mr Hingham in trance nel sottopalco. Il venerdì che seguì, un pubblico di 2.600 persone affollarono il Victoria Hall. Quando la bara fu portata sul palco per svegliare l’uomo dalla trance, il pubblico fu invitato raccogliere un fondo per il venditore ambulante e i suoi cinque figli, invito riproposto al pubblico anche la notte seguente.

Nei giorni a venire Morrit fu arrestato per presunta frode, accusato di essere d’accordo con Ingham per raccogliere fondi a scopo fraudolento, poichè secondo l’accusa l’ipnosi non sarebbe mai avvenuta. Nel periodo che precedette l’udienza preliminare Morrit fu ricoverato in ospedale per un intervento al colon, e disperatamente a corto di quattrini pregó amici e colleghi prestigiatori di prestargli denaro per far fronte alle spese. Non appena guarì il processo riprese e Ingham, chiamato a testimoniare, ammise di essere stato in trance solo per poco tempo e che per l’intera permanenza nel sottopalco era stato in grado di mangiare, bere e fumare.
Solo un’altra persona era a conoscenza dei fatti, l’assistente David Dean, elemento che si verificò importante per le indagini. Secondo l’accusa il metodo era semplice: qualora qualcuno si fosse avvicinato alla stanza, Billy avrebbe assunto rapidamente la sua posizione dormiente e avrebbe potuto aprire gli occhi solo quando gli fossero state toccate le orecchie.
Dal processo Morrit ne uscì miracolosamente pulito e prociolto da ogni accusa; tempo dopo raccontò agli amici di essere stato denunciato con false accuse da un collaboratore del teatro che pretendeva una parte della raccolta fondi.

Le dinamiche del processo e dei reali fatti non ci giungono probabilmente completi, e molte domande rimangono tutt’ora senza risposta: se c’erano gli estremi per accusare Morritt di una truffa, perchè il mago non fu giudicato colpevole? Che fine fecero i soldi della raccolta fondi? Perchè indurre in ipnosi un volontario (anche solo per pochi minuti come dichiaró Billy in tribunale) se fin dal principio le intenzioni erano truffaldine? Erano veramente daccordo Billy e Morrit?

Purtroppo la salute di Charles non prometteva bene giá da molto e l’alcol peggioró ogni cosa. Si trasferí con Bessie nella località marittima di Morecambe, dove lei allestí una piccola baracca sul lungomare come indovina. Charles Morritt morí di tubercolosi in ospedale nel 1936
Fonti:

– Curtain down on the magic of Charles Morritt, Halifax Courier, 20 marzo 2008.

– Steinmeyer, Jim, Hiding the Elephant, How Magicians Invented the Impossible, 2003.

– “The Yorkshire man who taught Houdini to make an elephant disappear”, London: Daily Mail 31 luglio 2007.

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