Leon Giglio, un celeberrimo sconosciuto

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Autore: Leonardo Carrassi*

A volte vicende e personaggi puramente fantastici nascondono storie interessanti degne di nota, e spesso le origini di tali personaggi si perdono nella tradizione popolare. Nella storia della magia vi sono molti aneddoti di gran fascino che spesso mi piace raccontare, ma che il più delle volte appassionano solo noi prestigitori in quanto cultori d’arte magica. Il personaggio di cui vorrei parlarvi in questa occasione invece potrebbe stuzzicare un pubblico più ampio, diciamo almeno tutti coloro che sono o sono stati appassionati di fumetti. Sono certo che qualcuno di voi ha già tirato ad indovinare, e se l’associazione magia-fumetto vi ha fatto venire in mente Mandrake, beh, avete proprio fatto centro. Parlare del fumetto sarebbe certamente curioso, ma non è ciò che ho in mente. Il titolo parla chiaro, e a questo punto la domanda sorge spontanea. Ma chi era Leon Giglio? L’illusionista ha a che vedere col noto personaggio dei fumetti? Andiamo per gradi. Leon Giglio fu un illusionista italo-americano, ipnotista, mentalista, escapologo, ventriloquo e stunt performer il cui nome da scena fu proprio Leon Mandrake, the Magician. Nato l’11 aprile 1911 nello stato di Washington, il giovane Leon fu trasferito nel New Westminster sulla costa occidentale del Canada a vivere con la zia. Presto divenne frequentatore degli spettacoli del teatro locale Edison e si appassionò dei grandi maghi del Vaudeville che arrivavano in città. Fortuna volle che un prestigiatore dell’epoca terminò la carrierà lasciandogli attrezzi e costumi da scena permettendo quindi a Leon di studiare magia con attrezzi professionali. Ben presto riuscì ad emulare i grandi illusionisti degli anni d’oro tra cui Chefalo, Ralph Richard, Howard Thurston, Alexander, Doc Verge, e Bannister. Nel 1922, già all’età di 11 anni iniziò ed esibirsi tra gli artisti del Vaudeville nel Teatro Edison, e successivamente, dopo numerosi successi entrò a far parte del Ralph Richards Tour, spettacolo che viaggiò in tutto il nord America. Non ebbe ancora vent’anni quando Leon, in arte Mandrake, cominciò a girare col suo proprio spettacolo. Ma purtroppo la decadenza del teatro non risparmiò nessun illusionista e nel 1940 i cinema divennero tanto popolari che gli artisti dovettero ripegare su locali notturni e club. Leon non ancora trentenne e con tutta la carriera davanti fu uno dei pochi a sopravvivere ed adattarsi a questo mondo fatto di sale chiassose e disordinate, con impianti poco adatti ad uno spettacolo di magia. Studiò infatti un nuovo modo di esibirsi creando numeri innovativi adatti a salotti ed ambienti notturni, tra questi il suo famoso “spook in the bottle” (the dancing hankerchief).

Leon nel suo costume dell'epoca
Leon nel suo costume dell’epoca

La sua carriera non zoppicò mai grazie al suo ottimo spirito imprenditoriale, avvalendosi di furbizie per incantare le folle. Mantenne infatti alta la sua popolarità grazie a numeri estremi, guidando ad esempio un auto completamente bendato, dando dimostrazioni di escapologia, ipnotizzando ed addormentando le persone nei grandi magazzini. Mi permetto un piccolo volo pindarico a proposito, il tempo è ciclico e la magia spesso si evolve per tornare sui propri passi. Oggi Dynamo, Derren Brown, e altri street magician sembrano aver creato un genere di spettacolo. Qualcuno dimentica che la magia è nata in strada tra ciarlatani, imbonitori e giocatori di bussolotti. Un lungo percorso probabilmente iniziato nell’antico Egitto o forse nelle terre fertili della mesopotamia, che attraverso millenni ritroviamo ancora sul Pont Neuf di Parigi tra XVII e XVIII secolo. Molti grandi artisti tra i quali Houdini fecero della strada e dei luoghi pubblici il loro palcoscenico, Leon Giglio colse l’occasione quando la Golden Age si spense per sempre.

Tra gli anni 50 e gli anni 70, nel boom della televisione decise di reinventarsi, dapprima acquistando i diritti sul materiale di Alexander e ricreandosi un immagine da mentalista che abbe molto audience, e successivamente tornando nei suoi panni di illusionista, partecipando inoltre a serie televisive. Nato e vissuto viaggiatore e sulla strada Mandrake non disdegnò nei suoi ultimi anni di carriera di girare le piazze con la moglie, come mangiatore di fuoco, vetriloquo, manipolatore di palloncini, e cimentandosi perfino nella lettura della mano. Leon inoltre diede lezioni di occulto, misticismo e filosofia orientale in diverse università della British Columbia.
L’11 marzo del 1978, Leon Mandrake è stato onorato dai colleghi per la sua carriera, ricevendo il Performing Fellowship presso il Magic Castel.
Mandrake eseguì il suo ultimo spettacolo di magia nel 1985 per il Festival del Cioccolato a Victoria, ponendo fine ad una carriera di 62 anni nel mondo dello spettacolo. Morì il 27 gennaio 1993. Una cerimonia fu tenuta presso il vecchio Edison Theatre, il primo luogo dove si esibì quel mago bambino tanto audace e carismatico.

Il Mandrake di Lee Falk

Leon Mandrake, mago da palcoscenico noto per il suo cilindro, mantello nero e baffi a manubrio, ha una forte somiglianza con il protagonista dell’omonimo fumetto. La somiglianza fisica è a dir poco impressionante. Per tanto, nonostante l’autore abbia sempre affermato il contrario, e che fosse tutto merito del caso, molte fonti affermano che il personaggio dei fumetti è stato redatto per assomigliare a Leon. Una cosa è certa, Leon cominciò ad esibirsi dieci anni prima dell’uscita della striscia, e durante gli anni di convivenza il mago e il suo sosia cartaceo godettero reciprocamente di un’ottima pubblicità. Creato nel 1934 il personaggio dei fumetti era dotato di poteri soprannaturali che lo rendevano invulnerabile. Tuttavia dopo qualche tempo i poteri del protagonista vennero ridimensionati dando a Mandrake poteri che somigliavano nettamente più a quelli di un illusionista e di un ipnotista. Grazie all’ipnosi istantanea infatti l’eroe prestigiatore riusciva a sconfiggere i nemici confondendoli e illudendone la percezione. Il look era ovviamente quello del prestigiatore dell’epoca, frac, cappello, panciotto, mantello e bacchetta magica.

Che dire, a voi l’ardua sentenza. Questa somiglianza sarà davvero stata proprio un caso?

Una copertina del fumetto Mandrake
Una copertina del fumetto Mandrake

 

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