In piena epoca dei lumi, della scienza e della tecnica, ebbero grande successo congegni meccanici d’orologeria che rappresentavano animali o uomini, animati da meccanismi molto complessi. Che fossero sostanzialmente oggetti inutili per la vita di tutti i giorni, o semplicemente giocattoli come li definiremmo oggi, poco importa. Il loro successo fu mondiale e per la prima volta l’uomo ebbe l’impressione di assistere alla creazione di intelligenze artificiali, e all’operato di uomini che sembrava dominassero i segreti della vita. Gli spettacoli dei cosiddetti “automi” radunarono enormi folle, e spesso i biglietti degli spettacoli o delle dimostrazioni di tali fantocci animati costavano molti soldi.
Tra gli automi che riscossero piú entusiasmo troviamo “Il Flautista” di Jacques Vaucanson presentato nel 1738, e della sua “Anatra” che poteva riprodurre tutte le funzioni biologiche, dall’alimentazione alla defecazione. Degni di nota furono anche i tre automi del francese Henri Jacquet-Droz, lo “Scrivano“, che poteva scrivere ogni frase composta da meno di 40 lettere, “il Disegnatore“, che faceva il ritratto di chi lo guardava e “La Suonatrice di clavicembalo” a causa della quale nel 1776 Jacquet-Droz venne arrestato, accusato di eresia (in pieno secolo dei lumi!).
Ma “La piu’ meravigliosa invenzione dell’Uomo” cosí la definí Edgard Allan Poe, fu il “Turco Giocatore di Scacchi” dell’ingegnere Barone Wolfgang Von Kempelen (1734 – 1784) costruito per l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, appassionata di giochi magici, magia e magnetismo. Von Kempelen, consigliere di corte, fu invitato dall’imperatrice nell’autunno del 1769 per capire i trucchi di un prestigiatore giunto dalla Francia. L’ingegnere fallí miseramente, ma la delusione dell’imperatrice fu subito seguita da una nuova richiesta, la costruzione di un gioco completamente nuovo, in grado di solleticare l’interesse di corte.
Il consigliere cominció i lavori per dar vita alla creazione commissionata da Maria Teresa e dopo sei mesi di lavoro, nel 1770, fu pronta per essere esibita al pubblico. Si trattava di un pupazzo seduto su un cassone di legno sul quale era montata una scacchiera. Il fantoccio vestito con abiti orientali era in grado, secondo il creatore, di poter giocare a scacchi e battere anche i piú abili sfidanti. E in effetti tutti gli scacchisti scelti da Maria Teresa affrontarono l’automa e persero, davanti a spettatori sbigottiti.
Ne seguí una tournèe in Europa e in Russia durante la quale il fantoccio sconfisse i migliori giocatori in circolazione nonchè, negli anni, personaggi del calibro di Napoleone e Benjamin Franklin.
Chiunque esaminó il “Turco” non trovó alcun trucco, e le dicerie su Von Kempelen e il suo giocatore di scacchi non si fecero attendere. Si disse che il marchingegno fosse posseduto da uno spirito o che il barone avesse sancito un patto col demonio. Tali dicerie contribuirono ovviamente ad accrescere l’interesse popolare sull’automa e la fama dell’ideatore.
Nel 1805, poco dopo la morte di Von Kempelen, i figli vendettero il Turco giocatore di scacchi a Johann Nepomuk Maelzel (1772 – 1838), l’inventore del metronomo, per 30 mila franchi. Maelzel continuó le dimostrazioni in tutta Europa fino a quando nel 1811, lo vendette al Principe Eugenio de Beauharnais (non si conosce la cifra ma pare fosse astronomica). Tuttavia il principe ne rimase assai deluso e pretese tutti i suoi soldi indietro. Ovviamente Beauharnais non lo compró con gli stessi scopi truffaldini dei due precedenti titolari, e quando scoprí cosa nascondeva quella macchina denunció Maelzel per truffa.
“Il Turco” in effetti, non era per nulla un miracolo tecnologico, ma un pupazzo mosso da un uomo minuto, abilissimo giocatore di scacchi, che si nascondeva dietro i meccanismi. Costui seguiva lo spostamento degli scacchi grazie a magneti posti in corrispondenza della scacchiera all’interno del cassone, e avendo l’esatta visione del gioco dall’interno rispondeva alle mosse muovendo il braccio dell’automa. Nel cassone dell’automa si nascosero negli anni diversi abili giocatori tra cui un certo Worowski, un polacco che aveva perduto le gambe in guerra.
Gli sportelli per mostrare che il cassone non conteneva nessuno, ma solo il meccanismo, venivano aperti uno alla volta, permettendo alla persona nascosta di spostarsi all’interno del mobile e non farsi vedere. Il complice si faceva luce grazie ad un lume, il cui fumo usciva dal turbante del Turco, mescolandosi a quello dei candelabri che illuminavano la scacchiera. II primo tentativo di spiegare il trucco fu probabilmente scritto in un opuscolo stampato a Parigi nel 1785, di cui Edgar Allan Poe, che ne menzionó l’esistenza, non nominó l’autore. Ma questo opuscolo, a quanto sembra, non riscosse molto successo nè creó problemi al precedente titolare Von Kempelen. Un secondo tentativo avvenne nel 1789 da parte di tale Freyhere che pubblicò a Dresda la sua soluzione, ma neanche questo scalfí allora l’ingegnere di corte.
Nel 1817 Mälzel si spostó a Monaco di Baviera, ed in seguito a Vienna. In tale periodo ricompró il Turco scacchista di von Kempelen e di lí a poco arrivó a New York con altri automi: un trombettista costruito da lui che eseguiva movimenti e musiche militari, il Panharmonicon, un automa in grado di riprodurre il suono di diversi strumenti, funamboli, uccelli canterini, bambole parlanti, e la cosiddetta “Conflagration of Moscow” un panorama mobile di Mosca capace di produrre musica e colpi di cannone.
Dopo aver viaggiato in America e tra le Indie occidentali ebbero luogo diverse sfortunate vicende che fecero pensare ad una sorte di maledizione legata al Turco. I problemi cominciarono quando due ragazzini videro una donna che usciva dal cassone nonchè quando nel ’34 tale Mouret, un ex esecutore scacchista, vendette il segreto dell’automa ad una rivista francese. Infine nel 1836 Edgar Allan Poe pubblicó un articolo, che diventó poi un racconto nel 1850, in cui spiegava il meccanismo truffaldino.
Maelzel fu costretto di conseguenza a partire dagli Stati Uniti, approdando a Cuba dove continuó ad esibire l’automa. Morí su una nave nel porto de La Guaira in Venezuela per una grave intossicazione da alcol, seguito poco piú tardi dall’assistente segreta che spiró su un’imbarcazione diretta in Francia.
Il Turco, tornato in seguito negli Stati Uniti, fu esposto in un museo di Philadelfia, dove nel 1854 fu bruciato dall’incendio che rase al suolo la città, compiendo i suoi 84 anni di vita.
Negli anni a venire si susseguirono diverse imitazioni tra cui una copia del Turco chiamata Ajeeb, costruita da un americano nel 1865, che giocava a dama per 10 cents e a scacchi per 25. Nel 1868 fu presentato al Royal Polytechnical Institute di Londra, e si esibì al Crystal Palace dal 1868 al 1876. Nel 1877 si trasferì al Royal Aquarium di Westminster ed in seguito fece una memorabile tournèe di 3 mesi a Berlino.Tra i giocatori che sfidarono l’automa vi furono Rooswelt e Houdini. Ajeeb sopravvisse ad una vicenda del tutto particolare: portato nel Luna Park di Coney Island sconfisse un uomo che per rabbia sparó al fantoccio diversi colpi di pistola ferendo il giocatore nascosto. Nel 1929 purtroppo, anche Ajeeb “morí” in un incendio.
Mephisto, costruito nel 1876 da Charles Godfrey Gümpel, fu un altro invincibile giocatore scacchi, comandato da molti abili scacchisti tra cui un giovane di nome Harry Nelson Pillsbury, destinato a diventare uno dei piú grandi scacchisti del suo tempo. Mephisto al contrario di Ajeeb e il Turco non nascondeva nessuno all’interno ma funzionava a distanza con comandi elettromeccanici. Questo automa fu un vero “gentiluomo” tanto che durante le partite lasciava vincere le donne, alle quali infine stringeva persino la mano. Dopo infiniti successi coi piú grandi campioni dell’epoca e nei tornei l’automa finí a Parigi nel 1889 ed in seguito smantellato.
Per saperne di piú
– Edgar Allan Poe, Il Giocatore di Scacchi di Maelzel, 1850
– H. Dupuy-Mazuel, Il Giocatore di Scacchi, Sonzogno, 1928
– Tom Standage, Il Turco, la vita e l’epoca del famoso automa giocatore di scacchi del diciottesimo secolo, Nutrimenti, 2011