Il Sig. Lionnet, il comasco Giuseppe Leoni, l’uomo incombustibile

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Tra i tanti cimeli che abitano gli scaffali del mio studio, un opuscolo in italiano su Tale Lionnet e sulla sua “pretesa incombustibilità”, mi ha recentemente dato voglia di saperne di più. Ecco cosa ho scoperto. Buona lettura.
Giuseppe Leoni, l’ uomo incombustibile
Intorno al 1808, nel nord Italia si aggirava un personaggio dalle doti impossibili, tal Signor Lionetto o Monsieur Lionnet. Giuseppe Leone, questo fu il suo nome di battesimo, era in grado bere olio bollente, versarsi in bocca piombo fuso o porvi mani e piedi all’interno. Tra le sue dimostrazioni più comuni soleva tenere tra i denti ferri incandescenti e versarsi acidi sulla pelle.
I suoi numeri fecero eco in tutta Europa, arrivando persino oltre oceano. Il fenomeno fu tanto sconvolgente che spesso fu accusato di ciarlataneria. Diversi personaggi del mondo scientifico si sentirono quindi in dovere di smentire le sue capacità, tentando o pretendendo di spiegare quali mezzi rendessero quest’uomo incombustibile.
Giuseppe Leoni nacque a Parè, un paese in provincia di Como, il 5 aprile 1778. Dopo aver lavorato come garzone a Como, passò al servizio del nobile militare Gian Galeazzo Serbelloni, e con lui si recò in Francia dove visse per diversi anni e mise su famiglia. Cominciò quindi ad esibirsi come “uomo incombustibile” riscuotendo parecchio successo.
Tornato in Italia si esibì a Como, Milano e Torino presentandosi come “Lionnet”.
Dai pochi documenti pervenuti si può immaginare un uomo semplice e dall’animo generoso. Si riporta infatti che i proventi del suo primo spettacolo comasco furono donati ai poveri della parrocchia della sua città natale, Parè. Nel giro di un anno Leoni mosse l’interesse del mondo accademico, tanto che il fenomeno fece parlare i più rinomati scienziati dell’epoca.
In una epistola, Alessandro Volta lamentò perfino che gli spettacoli dell’uomo incombustibile in scena a Milano, suscitassero più interesse delle scoperte scientifiche di Davy, rese note proprio in quei giorni. Di seguito un estratto della lettera di Volta a Giuseppe Comparini: “Anche tra noi le scoperte del Davy hanno eccitato un grande entusiasmo, presso i pochi però che delle Scienze fisiche o chimiche sono professori o dilettanti, nel resto, non dirò solo del popolo, ma del bel mondo ancora, ne’ crocchj, nelle conversazioni, e teatri, molto maggior ammirazione e stordimento va eccitando il sedicente uomo incombustibile che di presente trovasi a Milano, ed ha dato già più volte lo spettacolo delle sue prove coi ferri roventi, piombo fuso, olio bollente, ecc. da cui sembra non soffrire scottatura”.
 
Non ci è data sapere una data e un luogo di morte con certezza, ma secondo una nota biografica del fisico lombardo Angelo Bellani, dopo gli spettacoli in Lombardia, Leoni “partì pel resto dell’Italia con certo Noseda; e si vuole che sia morto in Napoli volendo far la prova di entrare in un forno molto riscaldato
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NOTE BIBLIOGRAFICHE, OPUSCOLI E ARTICOLI DI INTERESSE SULL’UOMO INCOMBUSTIBILE 
Di Giuseppe Leone scrissero e parlarono in molti, tra chimici, farmacisti, naturalisti ed altri scienziati, letterati e personaggi pubblici del XIX secolo, tra cui Carlo Moretti, Giambattista Giovio, Luigi Sementini e Angelo Bellani, fino all’illusionista di fama internazionale Harry Houdini.

Durante tutto il secolo furono pubblicati diversi opuscoli e articoli sulle imprese di Lionnet, scritti che talvolta cercarono di spiegare l’incombustibilitá di Leoni, e che spesso si contraddicevano. Uno di questi si presentò col titolo “Sulla pretesa incombustibilità del sig. Giuseppe Lionnet : lettera di *** ad un suo amico A***“, datato 20 gennaio 1808, scritto da un autore che preferì l’anonimato e che attacca Leone definendolo “un misero ciarlatano”, sminuendo le difficoltà dei suoi esperimenti, e prendendo in esame l’ipotesi che utilizzasse qualche sostanza che lo preservasse dal calore.

All’articolo anonimo sulla pretesa incombustibilità del sig. Giuseppe Lionnet, rispose un altro opuscolo anonimo, “Lettera sulla pretesa incombustibilità del sig. Giuseppe Lionnet : in risposta a quella del 20 Gennajo 1808 di ***“, datato 29 febbraio dello stesso anno.
Questo secondo anonimo faceva notare quanto il primo si equivocasse, affermando che Leoni non facesse uso di nessuna sostanza e che “il suo gran secreto altro non fosse che acqua fresca e lestezza di mano”. Era quindi sufficiente, per questo secondo anonimo, inumidire la parte del corpo da passare sulla fonte di calore, ed essere piuttosto rapidi nella dimostrazione. 

Tuttavia nessuno degli anonimi aveva cercato di spiegare l’utilizzo spettacolare del piombo fuso. Tra coloro che invece affrontarono l’argomento vi fu il farmacista Giuseppe, Mora che fece alcuni esperimenti pubblicandone i risultati nell’opuscolo “Memoria sulla pretesa incombustibilità del sig. Lionnet ossia modo di rendersi incombustibile per un dato tempo anche dopo essersi bagnato con acqua forte, e lavato con acqua e sapone, d’immergere i piedi nel piombo fuso e di bere l’oglio bollente“. Mora asserì che il modo migliore per difendersi dal calore di un ferro incandescente, fosse quello di utilizzare del solfato di zinco a cui aggiungere “un poco di gomma arabica polverizzata, e di zuccaro rossiccio, ossia grasso” per rendere la soluzione “più aderente alla cute” e meno visibile. Lo stesso composto, senza lo zucchero, si poteva applicare sui piedi per poi immergerli, senza recarsi danno, nel piombo fuso. In bocca, scrisse il farmacista, non si poteva utilizzare nessuna soluzione, tuttavia si poteva bere l’olio bollente senza spiacevoli conseguenze, se lo si ingeriva in modo particolare. Per ciò che riguardò la capacità di tenere un ferro incadescente tra i denti mora scrisse: “per le prime volte avrà sofferto dell’incomodo, che poi reso per dir così morto il nervo di questi lo farà senza pena”. Aggiungeva tuttavia “che in breve perderà i suoi denti”. In merito al colarsi in bocca piombo fuso, il farmacista fu più sbrigativo , affermò che Leoni facesse finta e che mai lo colasse veramente.

Sempre nel 1808, il “Giornale della Società d’incoraggiamento delle scienze e delle arti” parlò di Giuseppe Leoni nell’articolo di Carlo Amoretti “Degli uomini che diconsi Incombustibili“.
Davanti ad osservatori particolarmente attenti, scrive Amoretti, “sul procinto di essere scoperto”, l’uomo incombustibile “stimò opportuno di confessare che d’una certa unzione si valea, raccomandandosi al tempo istesso di non ismascherarlo presso il pubblico, che altronde da’ suoi cimenti tanto traea diletto quanto egli ne ricavava vantaggio. Così fu fatto”.
Il naturalista parlava inoltre di un emulo di Leoni chiamato il “Secondo uomo incombustibile” e che realizzava “a un di presso le medesime prove”, ricordando anche l’inglese Richardson, citato ne il “Journal de Sçavans” nel 1680. Concludeva quindi che non era “né maraviglioso né nuovo lo spettacolo di persone, che sostengono altissimi gradi di calorico, e maneggiano il vivo fuoco”.
Amoretti non si trova d’accordo con la “soverchia non necessaria asprezza” che l’anonimo utilizza sul Leoni, “che senza nuocere a nessuno, e divertendo i curiosi si studia d’acquistar danari con un mezzo non vietato dalle leggi. Oh! Se tutti quei che veggiamo ricchi fossersi locupletati sì innocentemente!

Importante nella parziale ricostruzione della vita del Leoni, l’articolo dell’erudito Giambattista Giovio “Su Giuseppe Leone detto l’Incombustibile“, in “Nuova scelta d’opuscoli interessanti”. Grazie a Giovio sappiamo il nome del paesello nativo di Lionnet, la data di nascita, i nomi dei genitori, Caterina Bianchi e Gregorio Leoni, e le poche nozioni sui primi anni della vita fino a quando emigrò in Francia.
Secondo Giovio, Leoni era analfabeta, si esprimeva “con istento” in italiano, ma padroneggiava benino il francese. Parlò inoltre di un uomo ingenuo e di una moglie più accorta che gli lanciava occhiate o lo ammoniva con un “Tais-toi” (“taci”), se fosse stato lì per farsi scappare qualche segreto. Per ciò che concerne la presunta incombustibilità, Giovio asseriva che Leoni adoperasse unzioni e rimedi “ma certo in gran parte avvezzò egli la cute a soffrire”.

Il 16 dicembre 1807 Giuseppe Leoni eseguì le prove d’incombustibilità davanti a un gruppo di scienziati messo insieme dall’abate Giorgio Follini, professore di fisica al seminario di Torino. Ne dava notizia il giornale torinese in lingua francese “Le Courrier de Turin” del 26 dicembre 1807. Si riferiva che Follini, prima delle dimostrazioni, avesse chiesto a Leoni di lavarsi con alcool le braccia e i piedi, per rimuovere un eventuale composto sulla pelle. In effetti Leoni, dopo esserci versato dell’acido nitrico sul braccio e sul piede sinistro, riportò due bruciature, ammettendo quindi di non essere fatto di ferro.
Follini, pubblicò il suo libretto su Leoni: Osservazioni fisiche dell’abate Giorgio Follini professore di filosofia e di fisica e geometria nel seminario metropolitano di Torino sul preteso vero uomo incombustibile signor Giuseppe Lionnet di nazione comasco parlando dell’uso “di qualche sostanza poco conduttrice del calorico, l’abitudine, e la destrezza di mano”. Inoltre riportò di aver osservato al microscopio l’alcool con cui Leoni strofinò gli arti e di esseri convinto che l’uomo utilizzasse l’allume.
Secondo Follini, per ciò che riguarda l’introduzione del piombo fuso in bocca, sputandolo poi solidificato, Leoni non si colava davvero il metallo, ma solo apparentemente, e che in seguito sputasse un pezzo di piombo che già risiedeva all’interno della bocca. Fatta una prova con maggiore attenzione non escluse infine che utilizzasse tecniche di destrezza di mano e sottili tecniche di distrazione. (A questo proposito prometto di essere più esaustivo prossimamente).

Luigi Sementini scrisse “Sul preteso fenomeno del incombustibilità : memoria del Dottor Fisico Luigi Sementini professore primario di chimica nella regale Università degli Studj in Napoli

In questo opuscolo si scopre nel repertorio del Leoni altri numeri di fachirismo non legati all’utilizzo di materiali roventi. Sementini infatti descriveva il numero “col quale soleva il Sign. Lionetti terminare lo spettacolo” ovvero “passarsi attraverso la cute del braccio una grossa spilla d’oro”.
Per ciò che riguarda l’incombustibilità Sementini fece esperimenti sulla sua pelle e sulla sua lingua. Intuì così che, utilizzando allume o “acido zolforoso” e sapone (che “uno strato sottile di zucchero ridotto in polvere finissima” poteva rendere più aderente) riusciva a difenderlo da condizioni di calore estreme.
Il saggio di Sementini fu anche tradotto dal “Philosophical Magazine” che pubblicò la traduzione in inglese “Memoir on the Incombustible Man; or the pretended Phenomenon of Incombustibility“. Questa fece il giro del mondo, tra Stati Uniti, Inghilterra e Svizzera, e fu tradotta anche in francese.
Riferimenti alle teorie di Sementini comparvero in diverse riviste, tra cui “The Edinburgh Magazine, and Literary Miscellany”, in un articolo scritto nel 1818 in occasione delle dimostrazioni della Signora Girardelli a Edimburgo, una donna incombustibile (Some account of signora Girardelli, the incombustible lady now exhibiting in Edinburgh…). Degno di nota anche il riferimento a Sementini sul “The Gentleman’s Magazine and Historical Chronicle”, in un articolo ispirato a Charber, un altro uomo incombustibile.

Il “Giornale dell’I. R. Istituto Lombardo di scienze, lettere ed arti e Biblioteca italiana”, riferiva in Appendice alla Memoria del professore Belli intorno ai fenomeni della evaporazione, i contenuti di una “lettura” di Angelo Bellani all’adunanza del 2 maggio 1844, nella quale venne ricordato il fenomeno di Paré: “Ma fra tutte le sperienze, quelle che faceva al principio di questo secolo un certo Leone comasco, detto l’uomo incombustibile, di bevere cioè il piombo fuso, e l’olio bollente senza soffrirne, erano le più straordinarie, e credute piuttosto un prestigio da coloro medesimi che lo vedevano coi proprj occhi”. Bellani assicurò “non esservi finzione” e il segretario dell’istituto “ben si rammenta di aver veduto in casa sua lo stesso Leone ripetere le principali prove”. Ciò non doveva però fare “maraviglia”, si spiegava, “quando si rifletta che per quanto sia caldo un corpo non può comunicare ad un liquido che una temperatura non superiore al suo grado di ebullizione” e quindi né l’olio né il piombo “potevano comunicare nel loro ripido passaggio lungo l’esofago, del continuo umettato, una temperatura superiore all’acqua bollente; e questa stessa temperatura doveva molto perdere della sua intensità nel diffondersi e comunicarsi alle parti sensibili, non essendo stato che superficiale e durativo un solo istante il passaggio di quella sostanza riscaldata”.

Anche Giovanni Polli, curatore degli “Annali di chimica applicata alla medicina” ricordò nell’ articolo “Sulla incombustibilità e sulla insensibilità al fuoco: nota di G. P.“, “Giuseppe Lionetto da Como” come “più maraviglioso degli altri” uomini incombustibili. Successivamente, in “Continuazione dell’Esame critico delle ultime esperienze annunziate da Boutigny (d’Evreux) e da altri, sull’azione innocua dei metalli roventi sopra il corpo umano“, Bellani suppone che Leoni intingesse gambe e capelli in un composto (ipotizzò sapone) che lo difendesse da scottature, e che preferisse esibirsi durante le ore serali per nascondere meglio tale sostanza. Inoltre, proseguiva Bellani, la paletta da fuoco rovente veniva fatta scorrere solo “coll’estremità di quella, ossia col suo spigolo non più rovente”. Secondo lo scienziato, era inoltre possibile che, prima del numero in cui “tranguggiava qualche oncia di piombo fuso, o qualche cucchiajo di olio in apparenza bollente”, inghiottisse un pezzo di sapone molle.

Molti sono i riferimenti bibliografici, e forse troppi per essere riportati tutti in un articolo come questo. Tuttavia, se siete interessati a leggere qualcosa di più esaustivo, vi invito a leggere la bibliografia Leoniana del Signor Giorgio Castiglione e tutti i suoi articoli. Sul suo sito internet http://bibliotopia.altervista.org troverete tutta la sua ricerca e i riferimenti di tutte le sue pubblicazioni, da cui io, per altro, ho attinto gran parte del materiale.

Colgo intanto l’occasione di ringraziare Giorgio Castiglione per avermi concesso l’autorizzazione di prendere spunto e utilizzare il suo materiale di ricerca, nella stesura di questo articolo dedicato a Giuseppe Leoni.

Fonti e approfondimenti

– Bibliografia leoniana curata da Giorgio Castiglione http://bibliotopia.altervista.org

– Magia n 5, rivista italiana di cultura magica

– Epistolario di Alessandro Volta, vol. 5, Bologna : Zanichelli, 1955, p.118

– Memoria sulla pretesa incombustibilità del Sig. Lionnet, Giuseppe Mora, 1808

– Carlo Amoretti, Degli uomini che diconsi Incombustibili, in “Giornale d’incoraggiamento delle scienze e delle arti”, I (1808), pp.215-224; C. A. [Carlo Amoretti], Transunto d’altre memorie pubblicate su quest’oggetto, in “Nuova scelta d’opuscoli interessanti”, II (1808), pp.245-250.

– Giambattista Giovio, Su Giuseppe Leone detto l’Incombustibile, in “Nuova scelta d’opuscoli interessanti”, II (1808), pp.239-245.

– Luigi Sementini, Sul preteso fenomeno del [sic] incombustibilità, [Napoli] : Vincenzo Cava, [1809]; tr. fr. Louis Sementini, Memoir on the incombustible man, etc. = Mémoire sur l’homme incombustible, in “Bibliothéque britannique”, 14 : 41 (1809), Science & Arts, pp.383-394

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