Herbert Levin
Che valore aveva la vita di un prigioniero nei campi nazisti? Nel caso del protagonista di questa vicenda, niente di piú di un gioco di prestigio. Herbert Levin ebbe salva la pelle barattando la sua vita coi numeri magici del “Grande Nivelli“.
Questa è la storia di un prestigiatore che salvó la sua vita e quella di un suo compagno dal campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, la storia di due ebrei che scamparono alla tragedia delle camere a gas grazie alla magia.
A1676 e A1828, i protagonisti di questa storia, erano in realtà Herbert Levin e Werner Reich. Levin non era altri che il Grande Nivelli, famoso prestigiatore dell’epoca nato il 9 settembre 1906, artista ebreo che calcó le scene dei piú importanti teatri del paese prima della minaccia nazista. Con l’ascesa di Hitler chiuse il suo negozio di giochi di prestigio per trasferirsi nell’ex Cecoslovacchia, apparentemente lontano e al riparo dalle leggi raziali. Ben presto tuttavia l’Europa continentale si trovó sotto il dominio tedesco, e quando toccó alla Cecoslovacchia Levin si trovó prigioniero nel campo di concentramento di Terenzin.
Allora Levin aveva circa trentotto anni e quando nel campo le SS vennero a conoscienza della presenza del celebre illusionista, lo svegliarono durante la notte per vederlo all’opera. Da allora, con un vecchio e sporco mazzo di carte procuratogli dalle guardie, una corda e alcune monete, divenne l’intrattenitore dei soldati tedeschi, creandosi un lasciapassare per la vita.
Da quel momento le guardie lo costrinsero ad esibirsi a qualunque ora del giorno e della notte, e nonostante non gli furono risparmiate le violenze che spettavano ai prigionieri, cominció ad ottenere qualche privilegio. Levin stesso racconta in una intervista che gli venivano concessi cibo extra e sconti sul lavoro.
Con ció che trovava cominció a mettere insieme materiale magico di fortuna e a rinnovare il suo repertorio, costituito spesso dai classici della magia tra cui ditali e bussolotti, numeri che spesso era costretto ad insegnare o di cui alla fine doveva rivelare il segreto.
Quando il governatore del Protettorato di Boemia-Moravia Reinhard Heydrich venne ammazzato dai partigiani cecoslovacchi, gli ebrei ancora in libertá furono imprigionati, e chi era rinchiuso a Terenzin, fu trasferito ad Auschwitz. Sua moglie e sua figlia purtroppo non sopravvissero e Levin si trovó a lottare per la sopravvivenza assieme al compagno Werner Reich, un ragazzo di sedici anni anch’egli proveniente da Terenzin, strappato alla custodia di una famiglia non ebrea a cui era stato affidato per sfuggire alla persecuzione.
Rinchiusi ambedue ad Auschwitz si trovarono a condividere il letto, l’esperienza della prigionia e la strategia che permise ad entrambi di sopravvivere.
Non passó molto tempo che anche ad Auschwitz, Levin venne riconosciuto e ricominció ad esibirsi per le SS, continuando a mantenere la morte ad una certa distanza. Finché li avesse intrattenuti, in pratica, non sarebbe finito nelle camere a gas.
Preso probabilmente da spirito paterno verso il sedicenne Levin, decise di insegnargli qualche gioco di prestigio, condividendo quel segreto che con buone probabilitá li avrebbe esclusi dall’orribile selezione che destinava gli ebrei alle docce. Werner raccontó in futuro che la magia gli cambió la vita e con tutta probabilitá gliela salvó, reduce di 96 bambini su 5000.
Vi sono due libri che raccontano la storia di Nivelli, “The Magician of Auschwitz“, di Kathy Kacer, e forse il piú significativo “The Death Camp Magicians“, di William V. Rauscher, un prete prestigiatore, e Werner Reich, il compagno di prigionia del Grande Nivelli.
Quest’ultimo libro racconta la tragedia vissuta nel campo e la ricerca della felicitá senza condizioni, sorridendo, raccontandosi barzellette e viaggiando con la fantasia.
Nel gennaio del ’45 Werner venne incluso nella colonna dei prigionieri destinati al campo di Mauthausen, luogo che nei suoi ricordi sembra ancora peggiore. Quando il 5 maggio venne liberato assieme a circa novanta sopravvissuti pesava 29 chili, cosí debole da reggersi solo grazie a due bastoni, senza unghie dei piedi e delle mani. Il compagno Levin venne invece trasferito nel campo di Sachsenhausen-Oranienburg, nei pressi di Berlino, e liberato poco dopo dall’ Armata Rossa. I due non si videro mai piú.
Dopo la liberazione Werner vagó di paese in paese in cerca di una nuova vita, mentre Levin, anch’egli sopravvissuto, tornó a Berlino. Nel 1947 il Grande Nivelli è giá all’opera sul palco del Schiffbauerdamm Theater di Berlino col suo spettacolo “Lacrime e risate”, cambiando gli abiti da prigioniero in un costume da Arlecchino, colorato e pieno di lustrini. Lo stesso anno un articolo di un giornale tedesco diede l’addio a Nivelli annunciando la sua partenza per l’America, e in effetti nel ’47 il mago si trasferí definitivamente oltreoceano, salutando per sempre la Germania. A New York sposerá la sua seconda moglie e assistente Lottie, cantante e pianista tedesca anch’ella sopravvisuta, formando il duo magico conosciuto come “The Nivellis“. Nivelli crebbe artisticamente anche negli Stati Uniti e la sua reputazione crebbe ulteriormente nel 1954, anno in cui si esibí al New York Palace. Durante i suoi ultimi anni Nivelli si esibí molto sulle navi da crociera e la sua ultima performance avvenne a Lancaster, Pensilvenia, il primo maggio 1977 davanti ad un pubblico di 1500 persone.
Ma il destino unisce nuovamente i due compagni e in quei giorni Werner lesse il nectologio di Nivelli su un numero di Linking Ring. Nel frattempo si era fatto una nuova vita a Long Island, sposato con due figli. Nel necrologio parlavano del Grande Mago Nivelli, ex prigioniero di Auschwitz, riportando tra le altre cose il suo numero da prigioniero. Nonostante Werner non conoscesse il suo nome d’arte con grande stupore riconobbe il numero e con attenzione notó che Nivel(li) non era altro che il nome Levin scritto al contrario, il suo mentore.
Oggi Werner Reich ha quasi novant’anni e ancora conserva l’amore per la prestigiazione. Tiene corsi su come reagire alle violenze del bullismo per bambini e adolescienti e conferenze sull’olocausto. “Come i nazisti, anche i bulli – dice Werner – godono nel distruggere ed umiliare il prossimo”.
Reich non è solo un sopravvissuto, è anche un autore raffinato e uno storico, nonchè un uomo di grande sensibilità che seppe non scoraggiarsi mai e sorridere alla vita nonostante le ingiustizie, le cattiverie e l’orrore.
“Il Mago di Auschwitz” rimase un progetto nella cartella delle idee del defunto Stanley Kubrick.