È sempre difficile scrivere in questa sezione del blog, poiché il confine tra un diario occasionale e pagine autocelebrative è sempre sottile. Non è facile arrivare alle persone con la stessa intensità con cui si scrive, quanto non è facile arrivarvi se tale entusiasmo viene percepito come spocchia. D’altra parte questo è un blog personale che spazia dagli articoli su storia e attualità fino alle chiacchiere su di me, sul mio lavoro e su come la penso in tema di magia e comunità magica. Quindi non è il caso di essere tanto riservati.
Come avrete notato preferisco sempre sponsorizzare il lavoro e gli spettacoli dei miei colleghi, non mancano infatti le pagine dedicate ai loro eventi, ricamate spesso dai miei complimenti verso le persone che stimo.
Oggi tuttavia non avevo voglia di parlarvi di altri, sarà che gli eventi significativi di questo periodo li ho giá riportati, e sinceramente le ricerche storiche sulla magia sono un po’ in cantiere, quindi niente articoli di questo genere per il momento.
Di cosa pariamo quindi? Parliamo di me finalmente. Si a volte posto qualche foto su Facebook, ma chi mi conosce sa che non sono un grandissimo “parlatore” di me stesso, tanto che spesso, quando torno a casa dopo mesi, qualcuno si innervosisce: pare che non abbia mai nulla da dire. Chi lo sà, forse è per pigrizia, o forse perché mi piacerebbe raccontare tutto, ma non potendo essere tanto esaustivo preferisco non raccontare niente.
Il mio grande amico Alberto me l’ha spesso fatto notare, e a volte con un po’ di risentimento. Quando torno da viaggi e impegni lunghi sono sempre poco loquace in materia di racconti. Ebbene oggi mi esprimerò un po’ di più. Ma se cercate qualcosa di eccitante fareste bene a chiudere, o a leggere i miei articoli sulle imprese degli illusionisti del passato. Diversamente proseguite pure in questa lettura, ma solo se siete davvero curiosi di sapere cosa combino.
Cominciamo dalla fine, che è spesso un buon “inizio”. In questo momento mi trovo su un’imbarcazione locale e sto rientrando sulla nave da crociera per cui lavoro, ancorata a largo delle coste tailandesi. La nave fa parte della Star Cruises, compagnia di Hong Kong con standard e trattamento molto alti rispetto alle nostre Costa o Msc (per quanto le navi qui siano meno mastodontiche e più vecchiotte). L’esperienza asiatica mi mancava, nonostante per diletto abbia in precedenza passato diverso tempo da queste parti.
Che dire, dovrò presto decidermi a preparare le valige perché il mio contratto è volto al termine, un contratto di soli due mesi questa volta. Vi avevo avvisato che sarei partito dalla fine!
Il pubblico asiatico
Probabilmente non si può parlare di asiatici in modo così generico, cinesi, coreani, giapponesi o tailandesi sono diversi come del resto lo sono tra loro italiani, francesi o tedeschi. Diciamo che in Malesia (paese in cui imbarchiamo gli ospiti), il pubblico è davvero particolare. I malesi sono per lo più un misto di culture orientali, e facendo una stima sommaria sembra che cinesi e indiani vadano per la maggiore. Soolaz, l’illusionista francese che mi ha preceduto, mi preparò prima: “sentirai applausi contenuti e ben poche dimostrazioni di affetto”. E in effetti, tolta qualche serata eccezionale, il pubblico è sempre stato abbastanza composto rispetto a quello europeo e americano degli scorsi contratti. La magia piace ma le reazioni migliori si ottengono con gag e numeri comici, per le quali si ammazzano dalle risate, soprattutto se vi è la partecipazione di uno spettatore (a volte le reazioni ad una gag sono fin troppo esagerate). Se poi voli o ti trasformi in una tigre poco importa, rimarrano tutto d’un pezzo dall’inizio alla fine. Qualcosa tuttavia mi ha lasciato di stucco: ben diverso è incontrare tale pubblico nel Foyer, nei saloni o fuori dalla nave, e notare quanto la gente diventi stranamente affettuosa. E qui non esistono mezze misure, sarai schiavo dei loro foglietti e delle loro macchine fotografiche fino a pentirti di essere passato proprio in quel luogo. “Ma dove eravate durante lo show?” mi sono spesso domandato.
Qui l’artista italiano è considerato qualcosa di così esotico che basta una locandina perché ti riconoscano senza ancora aver visto lo show, e il rispetto che questa gente porta per le arti in genere è evidente.
Lavorare in Asia
Ho decisamente passato bei momenti quasi ovuque abbia lavorato, ma devo dire che l’organizzazione, i tecnici, gli assistenti di scena e il trattamento che ho avuto durante quest’ultimo tour tra Melesia e Tailandia sono tra i migliori mai avuti. Lo staff ha grande rispetto per gli artisti sia in scena che fuori, e dà molta importanza ai dettagli e al confort del performer. In back stage si è serviti per tutto lo spettacolo di acqua e asciugamani quasi con l’attenzione che si darebbe a un pugile, nonchè di massima assistenza durante le transizioni tra un numero e l’altro. L’educazione e il rispetto arrivano a livelli imbarazzanti, altrove non è invece escluso che tra buoni elementi, sbuchino ignobili teste di cazzo che occupano una posizione in back stage grazie ad un fratello/cugino già inserito, o disadatti/alcolizzati cronici tenuti in vita grazie a santi in paradiso. E parlo di posizioni lavorative in grandi compagnie con una nomea prestigiosa, e di persone che prendono stipendi che l’italiano medio si può sognare lavorando con poca accuratezza. Cose all’italiana che altrove non capitano, niente di nuovo.
Le camere designate agli artisti sono tra le migliori con vista mare che la compagnia riserva agli ospiti, complete di ogni comfort e gratuità per ogni prima necessità, acqua e pulizia di fino, frigo, room service ed ogni comodità riservata solo alle posizioni più alte, ufficiali e manager. Vi è accesso ad ogni area o salone pubblico, palestra e Spa. Libera entrata in tutti i ristoranti, e gratuità nella maggiorparte di questi. Dove il menù è a pagamento si gode di uno sconto del 40%, privilegio che per contratto gli artisti godono in tutti i negozi o duty free della compagnia. Sul crew pass (il documento identificativo) si legge “privilege level A”, vale a dire il massimo livello di privilegio che offre la compagnia.
Unica pecca: un teatro molto piccolo. Abituato ai teatri di Costa Crociere da 1000/1500 posti a sedere (che nulla hanno da invidiare ai palchi di Las Vegas), e stage di ultima generazione con impianti meravigliosi, qui c’è da chiudere un occhio e accontentarsi di 600 posti e un palco molto contenuto.
Devo dire che Costa mi manca un po’ nonostante il trattamento sia un po’ diverso. Ora purtroppo sta passando un periodo di transizione dopo il disastro Concordia, e la vita per l’equipaggio non è facile. Molte regole sono cambiate e le restrizioni non rendono la vita di bordo un gran che rispetto a qualche tempo fa. Spero comunque un giorno di tornare, del resto vi misi piede per la prima volta nel 2004, e gli ultimi anni (2014/15/16) mi hanno lasciato ottimi ricordi. Del resto 12 anni fa incontrai la mia “Maga”, proprio su una nave della flotta Costa.
Le destinazioni
Lo dico francamente, e l’ho detto anche a chi voleva venire a trovarmi: l’itinerario di questi due mesi è stato molto noioso. Le navi di Star Cruise sono a tutti gli effetti dei Casinò galleggianti, parte dell’immensa societa Genting Casino’s, tanto che la stragrande maggioranza dei revenue di bordo provengono dal gioco. Spesso agli ospiti poco importa dove si va, qui salgono per spendere migliaia di euro tra roulette, poker e black jack. Non disdegnano certo degli spettacoli e delle produzioni di bordo, tra magia, varietà ed eleganti show in topless, ma questa rimane un’opzione tra una fish e l’altra.
Malesia e Tailandia sono paesi meravigliosi che credo di conoscere abbastanza bene, ma le città che abbiamo toccato non rendono assolutamente giustizia alla bellezza di questi luoghi. È come dire che in Italia ci si fermi a visitare Civitavecchia, o nella migliore delle ipotesi a Rimini.
Penang, luogo in cui si passa la maggior parte del tempo, è un’isola trafficata e relativamente inquinata, con spiagge lontane dal porto e che non vale la pena visitare. È carina la navigazione turistica nei pressi di Crabi (tra isole disabitate ed enormi rocce solitarie), ma se non ci si affida a qualche escursione i tempi non sono sufficienti per avventurarsi da soli a terra. Patong è un puttanaio vicino a Phuket, saloni massaggio, locali per turisti, negozi di abbigliamento e scarpe contraffatte. Se penso alle destinazioni degli anni precedenti, in luoghi meravigliosi dal punto di vista della natura e della civiltà, tra Caraibi e Medio Oriente, tra il Meditereaneo e il Polo Nord, qui mi sono un po’ annoiato.
Di ritorno
Già, ancora due giorni e volerò verso casa. Devo dire che quest’anno mi è molto pesato passare il Natale fuori. Con gli anni sto forse diventando più sensibile a certe cose, sarà per questo che la famiglia e gli amici mi sono mancati parecchio durante le festività.
Spero di non avervi tediato, ma se siete arrivati fin qua vuol dire che le mie chiacchiere vi hanno tenuto buona compagnia. Del resto questo è un modo per comunicare… sono due mesi che non spiccico una parola di italiano e queste righe mi hanno fatto sentire più vicino a voi.
Con affetto
Leo
bellissimo reportage, sintetico ma con quel che serve sapere,
si denota l’esperienza che ne hai tratto,
poi approfondiamo 4 chiacchere come sempre,
Lorenz
Grazie Lorenz!
CARISSIMO LEO
BELLISSIMO ARTICOLO COME SEMPRE SCRITTO CON MAESTRIA E NOVIZIA DI PARTICOLARI CHE CI FANNO CAPIRE MEGLIO COME HAI VISSUTO QUESTA ESPERIENZA
TI ASPETTIAMO PER SERATE IN ALLEGRA COMPAGNIA …
Grazie Maria Rosa!