Charles Henry Foster, medium o mentalista?
Leggendo le pratiche di alcuni medium a cavallo tra otto e novecento, ci rendiamo conto di quanto le esperienze proposte avessero a che fare con gli esperimenti mentalistici più comuni, tutt’oggi eseguiti dagli artisti della mente e dai prestigiatori.
Tra i molti personaggi che la storia ricorda come medium, ma che è facile pensare fossero abili illusionisti e mentalisti, la seconda metà dell’ottocento ha avuto a che fare con Charles Henry Foster, spiritualista nato a Salem nel 1838, nello stato del Massachusetts.
Charles ebbe le prime avvisaglie delle sue capacità medianiche durante le ore scolastiche, all’età di 14 anni, e pare che i raps fossero uditi persino dalla sua scrivania. Di notte veniva svegliato da rumori violenti e capitò che i mobili della sua stanza crollassero per terra. Qualche tempo dopo, i fenomeni iniziarono a manifestarsi alla luce del giorno e si udirono mobili muoversi in stanze dove nessuno era presente.
Ma Charles era una persona normale, un ragazzo come tanti. Si dice avesse un carattere molto conviviale, che amasse bere alcolici, fumare sigari e passare il tempo nei bar con i suoi compagni.
Se oggi pensiamo a Charles Foster, ricordiamo che divenne celebre per il suo “skin writing“, ovvero la sua capacità, vera o presunta, di far apparire nomi di spiriti su alcune parti del suo corpo, e per il “billet reading“, la capacità di leggere biglietti chiusi o arrotolati, con cui Foster pretendeva di portare messaggi dai defunti. Per impressionare gli interlocutori faceva scrivere il nome di amici o parenti morti su normali pezzi di carta con cui venivano fatti dei pallini. Lo scopo era quindi quello di afferrare un pallino e senza aprirlo rivelare il nome del defunto con il suo personale messaggio, mentre si manifestavano raps.
Nel 1861, Foster visitò l’Inghilterra e al suo repertorio aggiunse fenomeni di materializzazione. Tenne la sua prima seduta spiritica nella casa di William Wilkinson, l’editore della rivista Spirituale, e in seguito cominciò a intrattenere l’élite letteraria. Tra i personaggi che assistettero alle sedute, vi fu niente meno che Charles Dickens.
John Ashburner, un’autorità sul magnetismo animale e sullo spiritismo, registrò fenomeni insoliti: vide nove mani materializzarsi e fluttuare sul tavolo da pranzo, nonchè la levitazione del medium e del piano su cui stava suonando.
I primi scettici e i primi sospetti ovviamente non tardarono e già nel 1863, a venticinque anni, la sua carriera cominciò a prendere una piega piuttosto scomoda. La rivista The Spiritual Magazine infatti, riportò che vi fossero prove sulle truffe di Foster, sottolineando per esempio che la calligrafia delle scritture sul corpo fosse proprio la sua.
L’opinione su Foster fu molto controversa, ebbe detrattori quanto sostenitori, tra cui il suo biografo, George C. Bartlett, che lo descriveva come il medium spiritualista più dotato e straordinario dopo Emanuel Swedenborg”.
I nemici non mancarono, come non mancarono i prestigiatori che sminuirono le sue doti, tra cui il celebre mentalista Irving Bishop, che sosteneva di poter replicare suoi fenomeni, palesando quindi che questi funzionassero grazie a trucchi del mestiere.
Nei suoi ultimi anni Foster divenne dipendente dall’alcool e nel 1881, all’età di 48 anni, fu portato in un manicomio di Danvers, poichè soffriva, secondo le notizie, di alcolismo avanzato e problemi mentali, tra cui depressione maniacale. Negli ultimi quattro anni della sua vita visse un’esistenza vegetale sotto la cura di una zia, fissando lo spazio per la maggior parte del tempo che gli restò. Charles morì nel 1888.
Fonti e approfondimenti:
- Brown Slater, The Heyday of Spiritualism, New York, Hawthorn Books, 1970