Renè Lavand, poeta prestigiatore

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Di Leonardo Carrassi *

El ejercito emprende la retirada. Un soldado se acerca al Capitán a pedirle permiso para regresar al campo de batalla a recoger a un amigo caído.

– No, es inútil que vayas; ya debe estar muerto – Respondió

El soldado desobedeciendo la orden marchó en busca de su amigo. Pasado un rato volvió con él en brazos… ya muerto.

El Capitán al verlo le dijo:

– Vio, era inútil que fuera.

El soldado contestó:

– No mi Capitán, cuando llegué aún estaba con vida, y al verlo me miró y me dijo… “Sabía que ibas a venir”

René Lavand

Conobbi Renè Lavand a Saint Vincent nel 2012 itinerando tra i personaggi internazionali che questo congresso da anni ospita. Raccoglievo piú che altro interviste per la rivista del Clam e tiravo giú qualche mini biografia per la redazione di Masters of Magic. Ricordo con grande emozione la sua conferenza/spettacolo, che dire…credo di aver pianto poche volte per un film o un libro, ma davanti ai racconti e agli aneddoti di Renè mi scese qualche lacrima. Cercai di nasconderle e di ricompormi prima della fine, quando vidi il mio vicino di posto con gli occhi lucidi. Gli misi una mano sulla spalla e con piacere gli dissi: “allora non sono l’unico ad essermi tanto emozionato”.

Alla fine dello show piombai dietro le quinte e chiesi al maestro di rispondere a qualche domanda. Me ne permise una, era molto affaticato. Mi dedicó un minuto scarso. Mi parló dei giovani e dell’umiltá per intraprendere la carriera magica. Una signora che lo accompagnava mi chiese di lasciarlo riposare. Ovviamente acconsentii e non continuai l’intervista. Lo vidi poi seduto al bar con il suo grosso capello da Cowboy. Questa fu l’ultima mia immagine del vecchio maestro scomparso.

Parlando di magia non riesco ad omettere la seguente vicenda: la sera prima che morisse parlai a lungo di Renè con una ragazza argentina. Quella sera parlammo della storia del soldato perito in guerra, la mia preferita delle molte vicende che Renè amava raccontare. Ci trovammo in ascensore il giorno seguente poco dopo la notizia. Pensai ad una coincidenza, tuttavia mi piace credere ad un segno, ad un gesto magico di Renè.

Biografia

Figlio unico di Antonio Lavandera (calzolaio) e Sara Fernandez (maestra) di Buenos Aires, a sette anni nel 1935 la zia Giovanna lo portó a vedere uno spettacolo di “Chang“. A smuovere la sua passione per la magia contribuí anche un amico di famiglia che gli mostrò un gioco di carte. L’attivitá del padre fallí e la famiglia si trasferí a Coronel Suárez. All’etá di 9 anni, durante il carnevale del 1937, un diciassettenne alla guida della vettura del padre lo investí, schiacciandogli il braccio destro. L’arto gli fu parzialmente salvato lasciandogli un moncone di undici centimetri dal gomito. Nonostante fosse destro Lavand cominció ad utilizzare la mano sinistra. Non scoraggiato dal suo handicap Lavand cominció a praticare ossessivamente la cartomagia fino a raggiungere una completa padronanza dell’arte. Lo fece da autodidatta, perché “tutti i libri e le tecniche sono per maghi con due mani” diceva. Tuttavia, le grandi doti di Renè non risiedevano solo nel modo sorprendente con cui superó il suo handicap, ma nei racconti (scritti per lo più per i suoi amici Rolando Chirico e Ricardo Martin) con cui presentava le sue illusioni, la sua gestione espressiva nelle pause e nei silenzi come risorsa drammatica. Nel 1961 dopo aver lavorato in banca fino all’etá di 32 anni, e aver vinto un concorso nella specialitá di manipolazione, è stato lanciato come professionista nel cinema e nella televisione argentina. Dal 1983 fu conosciuto negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone, dove fece spettacoli privati ​​e conferenze per i suoi colleghi. La sua più famosa routine fu la versione di un classico della magia con le carte chiamato “acqua e olio“; qui utilizzava una delle sue frasi piú celebri “No se puede hacer mas lento“. Renè conió il termine “lentidigitación” che contrariamente a “prestigiditazione”, teorizzava esecuzioni lente al fine di portare “l’impossibitá” alla sua massima espressione. Altri frasi ricorrenti appaiono in televisione di fronte a una telecamera “La camera implacabil no me deja mentir”.

I suoi concetti chiave furono “aggiungere bellezza allo stupore” e “ricercare la bellezza nella semplicità”. La prima la otteneva attraverso i suoi racconti, poesie e musiche utilizzate nelle sue presentazioni. La seconda portando movimenti, gesti e parole all’essenziale, ottenendo l’essenza del piacere nell’interlocutore. Uno tra i suoi cavalli di battaglia fu “las tres migas”. Tre molliche apparivano numerose volte sotto una tazza di caffè, nonostante venivano chiaramente gettate fuori dal tavolo.

Renè ha anche registrato video e pubblicato diversi libri didattici per i colleghi prestigiatori. Per il grande pubblico scrisse invece le sue memorie in “Mesclar Recuerdos” in cui si raccontano storie di una vita trascorsa in giro per il mondo portando con sè l’arte magica. René Lavand, morì il 7 Febbraio 2015 in una clinica a Tandil a causa di una polmonite.

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